La fortuna critica di Raffaellino del Colle da Vasari ai giorni d’oggi

03.02.2021

Raffaellino del Colle ha subito nei secoli, come molti altri artisti e non solo del suo tempo, una lettura poco chiara che non ha particolarmente coinvolto gli studiosi. Purtroppo si sono occupati di lui solo a livello citazionale e si deve attendere il contributo di Giovanna Sapori (1976) che fornisce uno dei tentativi più completi di ricostruzione, in particolare dell'ambiente romano, David Franklin (1990) entrando nella sua vita privata e Paolo Dal Poggetto (1983-2001) occupandosi dell'ambito marchigiano. Per arrivare, tra vari articoli specialistici, al primo completo profilo critico di Raffaellino quando, Marco Droghini (2001) pubblica la prima ed unica monografia sull'artista tracciando il punto di arrivo degli studi fino a quegli anni. In questo percorso si esamina la vicenda critica proponendo gli studiosi con una chiara lettura, in ordino cronologico. Il biturgense non ha riscosso nel corso del tempo quell'attenzione e approfondimento meritato, tale da contribuire ad accrescere il suo prestigio. Al contrario, questa incertezza ha nutrito dubbi sull'attendibilità della sua produzione artistica, classificandolo da alcuni come mero "divulgatore" e, accrescendo il problema della sua presunta scarsa originalità. Qual' è quindi la vicenda critica di questo artista, notato ma non valorizzato? Si inizia parlando di colui che ha gettato per primo le basi per la conoscenza di Raffaellino del Colle, e allo stesso tempo volente o nolente l'ha nascosto, l'amico di poco più giovane, Giorgio Vasari. Il grande storico aretino veicolatore di gusto, incontrato più volte nel corso degli studi di formazione storici-artistici di questo periodo e, considerato da ogni storico dell'arte tappa fondamentale. Le parole di Julius Von Schlosser, storico austriaco e profondo conoscitore dicono «Il Vasari è in tutto, nel senso buono come in quello cattivo, il vero patriarca e padre della chiesa della nuova storia dell'arte», stà tutto alla fortuna delle sue parole.Innegabile che il sostanziale ridimensionamento della statura artistica di Raffaellino, contrasti in maniera stridente con l'immagine di altri artisti conosciuti magistralmente attraverso Giorgio Vasari. In questo caso, negandoci una biografia di Raffaellino, può aver contribuito a condizionare, dato il peso che ebbero le sue Vite, il giudizio della critica a lui posteriore nell'individuare i pittori veramente meritevoli. Significativo menzionare F.Corazzini (1874), che sembra individuare l'origine di tutto ciò quando scrive:

«E più di tutti me la piglio col Vasari che appena citò qua e là questo gentilissimo artefice, dopo che si era valso dell'opera di lui, quando gl'individui e i nemici lo misero a dura prova. Però io faccio festa tutte le volte che mi è stato di ripescare qualche notizia della vita loro in tanta vituperevole dimenticanza e trascuraggine».

«Di nuovo.. tutte le volte che mi occorre la vita di qualche nostro grande concittadino, e la trovo povera di notizie, mi sdegno e mi accendo d'ira contro i contemporanei ignavi, ignoranti, incuriosì, che si privarono di sapere di quella cara vita».

L'aver sottostimato o addirittura ignorato e passato sotto silenzio Raffaellino, quale grande protagonista del Cinquecento toscano, ha di fatto significato la rinuncia ad allargare uno spiraglio da cui può ricevere luce gran parte della vicenda artistica del XVI scolo. Ebbene, quello che esce riesaminando il caso è proprio l'influenza che il Nostro ha esercitato su molti artisti e non il contrario come si è pensato; apprendendo ma allo stesso tempo insegnando e influenzando con la sua maniera. Inoltre la personale ed amichevole conoscenza del biturgense da parte dell'aretino Vasari, se non la loro collaborazione, avrebbero dovuto in realtà agevolare la compilazione di una biografia. Lo studioso M. Droghini (2001), a tal proposito prova a trovare parziale giustificazione nel fatto che il Vasari prese in considerazione, eccetto alcuni rari casi, solamente artisti deceduti. Quindi, proprio perchè Raffaellino morì circa un anno prima della pubblicazione della seconda edizione delle Vite, il biografo aretino potrebbe essere stato impossibilitato, per presumibili motivi di tempo, a dedicargli una biografia. Per cause logistiche o per gelosia, la verità rimarrà oscura. Di conseguenza importanti per creare un primo profilo, restano le varie citazioni fatte a margine delle vite di altri artisti. Nel passaggio dall'edizione torrentiniana alla giuntina infatti il Vasari molto aggiunse, integrò, corresse e normalizzò. Cambiano anche le citazioni del Nostro, nella seconda più cospicue. La sistematica sottovalutazione di quanto può dedursi dai variegati giudizi vasariani sulle singole opere di Raffaellino del Colle e più in generale, da tutto l'atteggiamento del pittore-biografo nei confronti del più anziano maestro, mostra sì, un atteggiamento a tratti ambiguo e venato di contraddizioni che però, una volta decodificato, si rivela denso di implicazioni per iniziare un percorso di studi.                                                                                                                                                                      



  

Città di Castello (PG), Pinacoteca Comunale, olio su tavola: Annunciazione della Vergine.  (1559 ca.)
Città di Castello (PG), Pinacoteca Comunale, olio su tavola: Annunciazione della Vergine. (1559 ca.)
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